Il treno Casablanca Marrakesh
Ero stata avvisata: “Il treno Casablanca–Marrakesh non è un treno per turisti”. Proprio come ero stata avvisata che sperimentare un hammam marocchino al di fuori del percorso turistico, sarebbe stata un’esperienza imbarazzante. Avevano ragione! Ma è per questo che io parto! Per sperimentare usi e costumi diversi dai nostri.
Il taxi
Essendo alla mia prima esperienza di viaggio in un paese musulmano, mi faccio prenotare il taxi dall’albergo. Appena partiti, dopo 500 metri, il tassista si ferma a contrattare il prezzo con un’altra persona che, sorprendentemente, apre lo sportello, entra e si siede accanto a me. Poco dopo la situazione si ripete, fin quando non siamo in 5 all’interno della vettura.
Il biglietto
Arrivata in stazione scendo sconcertata, senza sapere che quell’episodio sarebbe stato il meno emozionante della giornata. In stazione sono in anticipo e mi avvio verso la biglietteria. La fila è un po’ caotica e le distanze interpersonali sono molto ravvicinate. Quasi ci si sente compressi, braccati, ma guardandosi intorno si nota che è la norma.
All’improvviso, ad uno sportello un uomo inizia a discutere. Quasi immediatamente le persone a lui prossime si uniscono animosamente alla discussione. In pochi secondi, tutta la fila si accalca urlando allo sportello. Il caos si propaga nell’enorme sala della biglietteria. Mi sento spingere verso la calca dalle persone dietro di me. Essendo appena arrivata e ancora prossima all’uscita, resisto agli spintoni e, con un elegante slalom, mi muovo verso l’angolo opposto della sala rispetto alla biglietteria, posizionandomi sempre in prossimità di un’uscita. Conquistata una posizione sicura lontana dalla calca, resto allibita a guardare il caos che si è generato in pochi secondi e cerco di capire cosa stia succedendo. Tutti litigano con tutti cercando di raggiungere gli sportelli per fare il biglietto.
Resto indecisa se rinunciare alla mia gita, tornarmene nel mio albergo, trovarmi una guida o procedere e cercare di guadagnarmi un biglietto unendomi al caos. Il tempo di ragionare sulla situazione e l’atmosfera inizia a modificarsi. Le urla si attutiscono. Restano solo tutti accalcati agli sportelli. Guardo il tabellone e decido di aspettare il treno seguente. Li lascio alla loro calca e vado al bar a godermi un thè alla menta. Dopo un’oretta rientro e la stazione era quasi deserta. Approfitto della situazione ed acquisto il mio biglietto.
Il treno
Il treno sembrava quasi provenire da un’altra epoca. Mi scelgo un posto a sedere tra la folla, aggiusto le valigie e mi accorgo di trovarmi in un vagone di gente locale tra valige, buste di plastica, cose tenute assieme da una corda… c’era anche un pollo.
Alla mia destra un’altra avventuriera europea e, dopo lo stretto corridoio, alla mia sinistra, una donnona berbera molto curiosa ed estroversa, contornata dalle sue buste di plastica. Tiro fuori dal mio zaino una rivista e subito si dimostra interessata. Vuole vedere di che si tratta. Le mostro di sfuggita la copertina ed in inglese tento di spiegarle che è una rivista sul Marocco in italiano. Dice cose che non capisco, sorrido e cerco di mettermi a leggere. Lei tira fuori il suo pranzo e, dopo avermelo offerto, inizia a mangiare con la sua compagna di viaggio.
Decido di bere qualcosa in quel caldo asfissiante. Poso la rivista sulle mie ginocchia e cerco la borraccia. In un secondo, la signora mi sfila la rivista dalle ginocchia, lascia da parte il suo pranzo ed inizia a sfogliarne le pagine, leccandosi in tranquillità le dita ad ogni nuova pagina e mi mostra anche soddisfatta delle immagini di tanto in tanto. Quando decide di averne abbastanza, me lo riposa sulle ginocchia.
Inizio a scoprire così il diverso concetto di spazio personale e proprietà privata del Marocco, avrò poi modo di approfondire meglio il concetto di privacy nel corso del tradizionale hammam marocchino, ma questa è un’altra storia!