Fumone ed il castello Longhi-de Paolis
Fumone è un bellissimo borgo ciociaro, sito in un luogo strategico dominante la Valle del Sacco, soprannominato l’ “Olimpo della Ciociaria“.
La vista spettacolare a 360° che si può ammirare da questo paese, ha fatto sì che i romani lo usassero come vedetta militare. Arroccata su un monte di 800 mt, la sua fortezza era inespugnabile e riusciva a fornire indicazioni a Roma, con ben tre giorni di anticipo, riguardo eventuali incursione dei nemici provenienti da Sud, generalmente attraverso la via Latina, un’importante via di comunicazione tra Napoli e Roma. La segnalazione avveniva attraverso segnali di fumo, da cui il nome Fumone.
“Quando Fumone fuma, tutta la campagna trema”
Fumone venne donato, nel 962 D.C., da Ottone I di Sassonia alla Santa Sede. La rocca fu usata dai Papi per oltre 500 anni, come vedetta ma anche come prigione pontificia.
Porta Romana
Porta Romana rappresenta il punto d’ingresso nel borgo. Un tempo la porta era dotata di un ponte levatoio. Varcata questa porta sembra di tornare nel Medioevo. Un dedalo di vicoli ciottolosi si dipana tra case in pietra, chiese, antichi magazzini, fino a condurre nel punto più alto, dov’è sito il Castello.
Castello Longhi- De Paolis
Il castello, opportunamente circondato da una cinta muraria, un tempo accoglieva i feudatari di Fumone, poi divenne prigione per i detenuti politici dello Stato del Vaticano.
Il fantasma di Gregorio VIII
Si narra che, nel 1121, nel castello venne imprigionato l’antipapa Maurizio Bordino, noto come Gregorio VIII. Alla sua morte, per evitare scomode manifestazioni, il suo cadavere venne murato in una delle mura del castello. Leggenda vuole che da allora il suo fantasma si aggiri, senza sosta, tra le stanze del castello.
Celestino V
Un altro illustre prigioniero del castello fu Papa Celestino V, un eremita eletto papa all’età di 86 anni. La sua natura mite rappresentò una via d’uscita all’impossibilità delle due famiglie di Cardinali più influenti della fine del 1200, i Colonna e gli Orsini, di trovare un’accordo sul papato, nonostante ben 30 mesi di conclavi.
Tuttavia Celestino V, seppur mite, non si dimostrò ingenuo e tentò di tener a bada i Cardinali, spostando la sede del papato a Napoli e nominando altri 10 cardinali, al fine di diluirne il potere. Creò, inoltre, l’ordine dei Celestini ai quali dette in gestione l’abbazia di Montecassino, togliendola ai Benedettini. La curia romana gli rese la vita talmente difficile, che Celestino V, dopo pochi mesi, abdicò.
Fu il primo papa ad abdicare e Dante, per tale ragione, lo annovera nel girone degli ignavi dell’Inferno come “colui / che fece per viltade il gran rifiuto (Inf. III, 59-60). In realtà Dante lo considerava responsabile per aver favorito, con la sua rinuncia, l’ascesa al Papato dell’odiato Bonifacio VIII, il quale lo condusse all’esilio politico da Firenze.
Papa Bonifacio VIII, per timore di scomode ripercussioni politiche, non concesse a Celestino V di tornare nel suo eremo ed invece lo rinchiuse nel castello di Fumone. Dopo 10 mesi di prigionia in una minuscola cella tra due torri, con una sola piccola finestra, Celestino V morì. Si narra che, il giorno della sua morte, una grande croce di fuoco comparve sopra il castello: il primo miracolo di Celestino V da morto.
Cella di Celestino V Cappella di Celestino V
Santuario e cella di Celestino V
Nel castello è possibile visitare la cappella fatta costruire nel 1700 dalla famiglia de Longhi, in onore di Celestino V, proprio all’ingresso della sua cella. La cella è tutt’ora visitabile e mantiene la struttura originale, sebbene vi sia stato aggiunto un piccolo altare, la minuscola finestrella sia stata murata e la porta in legno sia stata sostituita da una grata in ferro.
Decadenza e rinascita del castello sotto i marchesi De Longhi
Nel 1500 il castello si trovava in uno stato di decadenza, così, nel 1584, papa Sisto V decise di venderlo alla famiglia dei marchesi De Longhi, seguace di Celestino V e protettrice dell’ordine dei Celestini.
La famiglia lo trasformò nella sua residenza di campagna e lo ristrutturò interamente, preservando le strutture precedenti e costruendo un magnifico giardino pensile.
Giardino pensile
Il giardino pensile fu costruito portando della terra fertile, a dorso di mulo, da un castagneto di Fiuggi. Al di sotto del giardino vi sono cammini di Ronda e fossati uniti tra loro attraverso volte a botte. Questo giardino di 3500 m2, sospeso a 800 metri di altezza, è il giardino pensile più alto d’Europa!
Di certo la vista a 360 gradi sulla valle circostante e i paesi limitrofi, bordati in lontananza dai monti Ernici e Lepini, lo rendono un luogo meraviglioso!
Sala degli antenati
I pavimenti originali della ristrutturazione del 1600, sono ancora presenti nel castello e si possono ammirare nella magnifica sala degli antenati, le cui pareti sono rivestite di Damasco Rosso dell’800. La sala contiene diversi busti di epoca romana, ritratti della famiglia Longhi de Paolis ed una bozza del Canova di Paolina Borghese.
Sala degli stemmi
Si entra nel giardino pensile attraverso la sala degli Stemmi. Una splendida stanza con un enorme camino lungo tutta la parete sud, un lungo tavolo centrale con candelabri ed un particolare lavabo, usato un tempo come scannatorio per preparare la cacciagione prima di essere arrostita. Lungo le pareti si trovano gli stemmi delle più importanti famiglie dell’epoca legate al castello: I Cajetani, i Longhi, i Celani…
Sala degli Stemmi Stemmi e busti nella sala degli stemmi
Il pozzo delle Vergini
All’ingresso del Piano Nobile ci si trova di fronte al “Pozzo delle Vergini”, dove venivano gettate le donne che, a seguito dell’esercizio dello “Ius primae noctis” da parte del feudatario, non venivano riconosciute vergini.
Vicino al pozzo sullo stipide di una porta, si trova lo scongiuro romano “Arse Verse” che significa “Allontana il fuoco”, l’augurio di non dover accedere i fuochi di segnalazione, segno di battaglie imminenti.
La tragedia della Famiglia De Longhi
Nella sala più fresca ed asciutta del Castello, destinata all’archivio e dove tuttora vengono conservati manoscritti dal XVI secolo, viene anche conservata la teca che ospita il bimbo imbalsamato degli ottocenteschi marchesi Longhi-Caetani.
Alla famiglia, dopo diverse figlie femmine, finalmente nacque il tanto atteso figlio maschio: Francesco Longhi-Caetani. Purtroppo il bimbo morì in giovane età. Si narra che le sorelle gelose e preoccupate per l’eredità, lo avvelenarono un poco alla volta con dell’Arsenico.
La madre, la duchessa Emilia Caetani, disperata, non riuscì a separarsi dal figlio e lo fece imbalsamare. Impazzita dal dolore, fece anche ritoccare tutti i quadri di famiglia inscurendoli ed aggiungendovi il volto del bimbo.
Il bimbo e la mamma, sembrano essere due dei fantasmi che si aggirano di notte nelle stanze del Castello.
Pronti ad avventurarvi tra le stanze del castello? Potete prenotare una visita attraverso il sito del castello, sono certa che non vi pentirete dell’esperienza. 😉